31 Mar – Protocollo viticolo 2021: nel Conegliano Valdobbiadene avanzano le migliori pratiche di gestione del vigneto.

Le colline di Conegliano e Valdobbiadene un modello di sostenibilità

È stata presentata nei giorni scorsi l’undicesima edizione del Protocollo Viticolo del Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG. Il documento è sottoscritto da una
commissione di esperti presieduta dal Consorzio di Tutela e distribuito ai soci per promuovere e  salvaguardare il territorio di produzione e la bellezza del suo paesaggio.
L’obiettivo del Protocollo Viticolo dalla sua prima edizione è favorire un minor impatto ambientale della gestione del vigneto grazie alla riduzione dell’uso dei prodotti fitosanitari e alla corrispondente integrazione di pratiche agronomiche più rispettose del territorio e del paesaggio. Un impegno che cresce, si affina e si evolve per rendere l’agricoltura
del territorio sempre più sostenibile.
“Il Protocollo Viticolo è un documento d’indirizzo per i viticoltori che anno dopo anno si perfeziona grazie alla conoscenza e alla ricerca delle migliori pratiche agricole possibili sul nostro territorio– dichiara Innocente Nardi, Presidente del Consorzio di Tutela “Vogliamo superare il semplice elenco di sostanze consigliate per la gestione del proprio vigneto, ma consegnare nelle mani dei nostri soci un vero e proprio vademecum in grado di supportarli efficacemente e indirizzarli verso pratiche sempre meno impattanti. I risultati dell’azione di sensibilizzazione si misurano anche grazie all’aumento dei soci che hanno ottenuto la Certificazione S.Q.N.P.I. (Sistema Qualità Nazionale Produzione Integrata). Ad oggi le aziende associate certificate sono 114, erano 35 nel 2019”.
Per una lettura agevolata del Protocollo in ogni capitolo sono state evidenziate le molecole utili a risolvere i problemi più comuni fronteggiati dal viticoltore. A queste segue un elenco facilmente consultabile di prodotti in vendita, infine, sono messi a disposizione articoli di approfondimento sui temi più urgenti in ambito di difesa dalle malattie e dagli insetti più aggressivi nella Denominazione, ad esempio: Mal dell’esca, flavescenza dorata, cocciniglia farinosa. Infine, si insiste sull’adozione di metodi di gestione più compatibili
con la salubrità del vigneto, come la confusione sessuale e lo sfalcio delle erbe.

Il Protocollo Viticolo mantiene una delle funzioni principali ovvero mettere l’agricoltore nelle condizioni di scegliere quali metodi utilizzare per la gestione del vigneto, che siano chimici oppure biologici, in base alle reali esigenze della vite e del campo in ogni momento. A questo fine sono attivi da tempo strumenti tecnici e tecnologici di raccolta dati che fotografano costantemente la situazione del vigneto (uso di capannine metereologiche, diffusione di bollettini agronomici ai soci, ecc). La situazione dei vigneti è
trasmessa dal Consorzio ai viticoltori perché scelgano l’azione più adatta da operare in campo al più basso impatto ambientale.
Oltre al Protocollo Viticolo, i progetti volti alla sostenibilità ambientale Il Protocollo Viticolo nasce come documento di indirizzo ma anche di stimolo a un cambiamento
radicale della cultura ambientale dei viticoltori. La sensibilizzazione che la diffusione del Protocollo ha generato è misurabile attraverso lo sviluppo dei progetti agronomici volti alla riduzione dell’impatto ambientale delle pratiche agricole.

La Certificazione S.Q.N.P.I.
Il progetto di Certificazione è partito nel 2019 e si pone l’obiettivo di rendere la Denominazione sempre più sostenibile attraverso la Certificazione S.Q.N.P.I., (Sistema Qualità Nazionale Produzione Integrata) delle Aziende Agricole della Denominazione Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG.
Si tratta di un sistema di certificazione che considera tutti i mezzi produttivi e di difesa delle coltivazioni dalle avversità, in grado di ridurre al minimo l’uso in vigneto delle sostanze chimiche di sintesi e di razionalizzare la pratica della fertilizzazione. La certificazione segna a tutti gli effetti un cambio culturale. È garantita la difesa integrata sul territorio e, pur non imponendo il biologico, per ottenerla occorre comunque garantire almeno un’operazione ecologica.
Per ottenere e mantenere la certificazione sono predisposte attività di controllo, prima fra tutte l’analisi, su un campione significativo di uve prodotte, volta a monitorare il rispetto nell’ impiego in vigneto di prodotti fitosanitari permessi (inteso come autorizzati dalla Regione Veneto).
A oggi le aziende associate che hanno condiviso il progetto di certificazione del Consorzio sono state 114.Entro il 2029 tutte le aziende della Denominazione dovranno essere certificate. Possono aderire alla certificazione tutte le aziende trasformatrici e imbottigliatrici che in tal modo avranno la possibilità di utilizzare il logo “ape” sui propri prodotti; possono aderire al progetto anche i viticoltori, che potranno poi mettere i cartelli con il logo “ape” nei propri vigneti certificati. Tutti, inoltre, potranno utilizzare
il logo identificativo della certificazione SQNPI in siti web, social e materiale pubblicitario. Il Consorzio è affiancato da Valoritalia s.r.l. quale ente di certificazione

“ITAca e Vecchi Ceppi”
• ITAca (Innovazione Tecnologica e Ambientale per la gestione dei trattamenti nella viticoltura eroica) in collaborazione con l’Università di Padova e con la Regione Veneto. Un progetto che si pone come obiettivo l’aumento della sostenibilità ambientale della viticoltura e il sostegno alla redditività delle aziende.
Un impianto fisso, attivo da Scandolera a Vidor, consente misurazioni oggettive, si interfaccia con la piattaforma LA.VI.PE per migliorare le previsioni fitoiatriche e i volumi applicati sulla base dello sviluppo fogliare. Il progetto ITAca prevede infine la raccolta centralizzata dei dati dei trattamenti in modo da avere una base statistica sia per valutare la rispondenza ai protocolli sia per usarli a livello epidemiologico.
Per saperne di più https://www.dafnae.unipd.it/ricerca/progetti-di-ricerca/itaca
• Il progetto “vecchi ceppi” che risale al 2014 e che anno dopo anno pazientemente sta dando risultati, con l’obiettivo di salvaguardare la diversità biologica della vite del territorio attraverso la moltiplicazione di 12 vecchi ceppi centenari che nel corso del tempo sono stati individuati e selezionati e saranno testati al fine di diventare veri e propri cloni nei prossimi anni. L’obiettivo che il Consorzio si prefigge è quello di fornire, agli associati che lo desiderino, l’opportunità di scegliere di mettere a dimora cloni derivanti dai ceppi centenari per poter mantenere l’unicità del prodotto anche per gli anni a venire.
• Sempre a supporto delle attività sostenibili dei viticoltori è partito il progetto per testare nel territorio l’acido pelargonico, un erbicida di derivazione naturale, creando una zona test da mettere sotto osservazione e ricavare risultati sul campo certificati dal Consorzio.

Le tappe del Protocollo Viticolo in sintesi
La prima edizione del Protocollo Viticolo è stata pubblicata 11 anni fa e da allora ha acquisito sempre più importanza per i soci e per altre realtà viticole italiane.
Risale al 2013 l’esclusione di tutte le formulazioni contenenti prodotti a base di Folpet, Mancozeb, Dithianon, e diverse altre sostanze che la legge avrebbe consentito di utilizzare, come accaduto successivamente nel 2016. Nel 2018 è stata assunta la decisione delle amministrazioni locali di vietare il glifosato. Nel 2019 il divieto è entrato in vigore, ancora con anticipo rispetto al quadro normativo nazionale ed europeo, rendendo così il Conegliano Valdobbiadene la più estesa zona in Europa che ha vietato l’uso
della molecola più discussa degli ultimi anni, che continua ad essere utilizzata in moltissime aree agricole italiane ed europee. Oggi il Protocollo Viticolo è un documento che indirizza con maggior vigore i viticoltori verso pratiche biologiche o più sostenibili ed è il perno dell’attività di sostenibilità del Consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG.

Fonte: C.S.
31/03/2021

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