16 Mag – La cerimonia al WiMu, con l’apertura dell’esposizione temporanea “Vigna magica a Barolo”, con i pali da vigna antropomorfi di Vesime

La ripartenza dei territori: il debutto di Barolo Città Italiana del Vino 2021

 

Un segnale di ripartenza dei territori del vino, dalla “capitale” di uno dei più importanti, come le Langhe: sabato 15 maggio è andato in scena il taglio del nastro per Barolo Città Italiana del Vino 2021 www.barolo-piemonte2021.it, alle ore 10.30 “nel Tempio dell’Enoturista del WiMu di Barolo”. Che ha dato ufficialmente il via a “Barolo 2021. Racconto infinito”, fil rouge che ha guidato la candidatura di quella che è la prima “Città Italiana del Vino”, il riconoscimento ideato e promosso dall’Associazione Nazionale Città del Vino (di cui Barolo è socio fondatore) e patrocinato dal Ministero delle Politiche Agricole.
“Quando nell’estate 2020 abbiamo abbracciato l’idea della candidatura al primo riconoscimento di questo tipo delle Città del Vino – dice il sindaco di Barolo, Renata Bianco – lo abbiamo fatto con spirito di intraprendenza e voglia di ripartire dopo essere stati travolti dalla pandemia e dal primo, doloroso lockdown. Mai avremmo potuto pensare a quanto sarebbe accaduto dopo e che questo momento che arriva oggi avrebbe davvero significato un nuovo inizio. Confidiamo che questa ripartenza sia quella definitiva e, nel rispetto di tutte quelle che sono oggi le normative di sicurezza, inauguriamo Barolo Città Italiana del Vino 2021 dando un segnale di ottimismo e condivisione di una nuova e dinamica stagione di eventi, cultura e turismo”.
Nel taglio del nastro, al Wimu è stata inaugurata una delle prime iniziative in programma, l’esposizione temporanea “Vigna magica a Barolo” ospitata nella sala degli Stemmi del Castello Falletti, lungo il percorso del Museo del Vino che ha riaperto i battenti dopo la lunga chiusura per pandemia ed è visitabile, per il momento, ogni fine settimana. La sala ospiterà per tutto il 2021 due preziose testimonianze della civiltà contadina, frutto di una collaborazione con il Comune di Vesime: una coppia di stele antropomorfe in pietra arenaria, una maschile e l’altra femminile, ciò che rimane di antichi pali di testa dei filari di una vigna. I manufatti, suggestivi e misteriosi, sono stati attentamente studiati nel corso degli ultimi quarant’anni dal professor Piercarlo Grimaldi, già rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Secondo il noto antropologo, i pali di testa in pietra sarebbero esempi di folclore e magismo contadino, quel bagaglio di credenze e riti ancestrali su cui si è fondata per secoli la comunità agricola delle Langhe.
La vigna di Vesime, in cui sono state ritrovate le pietre, era perimetrata da almeno venti coppie di manufatti simili, con evidente funzione protettiva dalla grandine e dalle malattie della vite. La coppia esposta a Barolo è l’unica sopravvissuta, dopo i lavori di rifacimento del vigneto, che hanno sostituito i pali di testa in pietra con analoghi in legno. E il “maschio” è il solo originale rimasto, dopo che la “femmina” è andata a sua volta perduta: è stato grazie alle fotografie scattate da Grimaldi nel 1980, che un picapere locale, Nando Gallo, ha potuto realizzare una copia, riportando così in vita la pietra-donna.
Quella di Barolo è la prima esposizione museale dell’ultimo originale rimasto, al di fuori del Comune di Vesime, che ha gentilmente prestato al WiMu sia il “maschio” sia la “femmina”, in occasione delle celebrazioni di Barolo Città Italiana del Vino 2021. L’interesse verso questi reperti, peraltro, non è limitato al solo ambiente museale o accademico. Sempre nelle Langhe, nella tenuta di Fontanafredda, è possibile oggi ammirare alcune riproduzioni di stele antropomorfe, realizzate ancora da Gallo, ritornate nel loro ambiente naturale, ossia in un vigneto. Si delinea, pertanto, un “triangolo magico”, un vero e proprio itinerario sulle tracce di ciò che rimane di una cultura antica, che non smette di interrogarci sul significato più profondo del nostro rapporto con la terra e le sue presenze simboliche e vitali.
Protagonista del taglio del nastro di Barolo Città Italiana del Vino 2021 è stata anche la comunità locale, che nel 2020 ha celebrato il cinquantenario dell’acquisizione del castello Falletti da parte dell’amministrazione comunale (un’impresa a cui contribuirono anche molte famiglie barolesi). “Questo riconoscimento – ha aggiunto il sindaco bianco – va condiviso soprattutto con i barolesi.
“Siamo felici e orgogliosi di essere il braccio operativo di questa nuova avventura e di poter contribuire così alla ripartenza dell’economia turistica del nostro territorio – aggiunge il presidente della Barolo & Castles Foundation, Claudio Bogetti – il riconoscimento di Barolo Città Italiana del Vino 2021 è frutto di un lavoro corale, per cui la Fondazione ha messo a disposizione il suo comitato scientifico articolando un dossier qualificato e un programma all’altezza del suo nome. Questa è una grande opportunità per Barolo e l’intero territorio di Langhe, Roero e Monferrato che, con il suo comparto vinicolo, paesaggistico e turistico, ha dimostrato di sapersi posizionare ai primi posti sul mercato nazionale e internazionale e allo stesso modo saprà affrontare il futuro del post-pandemia”. Il programma di Barolo proseguirà nei mesi estivi, con mostre e attività outdoor, sempre nel rispetto dei protocolli di sicurezza, fino alle celebrazioni del decennale del WiMu nel mese di settembre e alla convention nazionale delle Città del Vino in programma a Barolo in autunno. Un cartellone di iniziative ricco e ambizioso, con cui si cercherà di riportare vitalità e dinamismo a un territorio segnato dall’emergenza e dalle limitazioni agli spostamenti e al turismo, e proprio per questo, ansioso di ripartire. A sostenere Barolo Città Italiana del Vino 2021 sono la Banca d’Alba, il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe Dogliani e Raspini Salumi.

Fonte: Winenews.it
16/05/2021

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